
La prima volta che nostro figlio ha messo piede in un camper è stata la prima volta anche per noi. Non siamo nipoti o parenti di camperisti, per cui non ci era mai capitato di viaggiare su un mezzo a quatto ruote. Poi è arrivato Sebastiano, e con lui è arrivato anche il nostro camper van Ermanno, un Fiat 238 allestito dall’ex ditta Almo (oggi non più in attività). E da lì sono cominciate anche le nostre esperienze a bordo di un camper, o per meglio dire di un furgone camperizzato (in gergo camper puro). Il battesimo di fuoco è avvenuto a Napoli, una città che non scorderemo mai, direi a posteriori un’avventura nell’avventura visto che mai eravamo stati in giro con un van e un bimbo di poco più di un anno, per lo più in un campeggio… all’interno di una solfatara (campeggio per altro chiuso dal 2017 per un gravissimo incidente in cui hanno perso la vita un bambino di 11 anni con i suoi genitori).
Insomma, non è stata la classica gita al mare di qualche giorno, siamo arrivati senza sapere un accidenti di come si sta in un campeggio, e ci siamo improvvisati un po’ su tutto, dalla preparazione del cibo all’organizzazione della nanna. Ricordo ancora il nostro misero fornello portatile e il minuscolo frigo a 12 volt del precedente proprietario. Ma ricordo anche il piacere di arrivare a destinazione (8 ore di viaggio se non di più dal mattino alla sera) e scoprire che insieme a noi c’erano altri camperisti italiani, francesi e non solo. Una soddisfazione anche a livello economico, perché se fino a quel momento avevamo sempre pagato un bel gruzzolo fra spostamenti e pernottamenti, allora riuscimmo a cavarcela con soli 800 euro totali di una settimana TUTTO COMPRESO!
ELIMINATION COMUNICATION, FASCIA PORTABEBE’ E CARRELLINO BICI
I nostri alleati in quel primo viaggio, ma anche nei successivi, sono stati tanti. Sì perché viaggiare in camper con i bambini non vuol dire necessariamente portarsi dietro una montagna di accessori e bagagli. Questo succede se si segue l’approccio tipico della società dei consumi. Nel nostro caso la scelta è stata differente, spingendoci all’adozione di strategie complementari, ispirate alla filosofia del less is more. In particolare abbiamo messo in campo trucchi provati fin dalla prima settimana di vita di nostro figlio, o quasi…
- elimination comunication → è il sistema che ci ha permesso di evitare la produzione di una quantità mostruosa di rifiuti tra pannolini, creme e salviette per pulire il sedere. Grazie all’elimination comunication si cerca di prevedere i bisogni del proprio figlio, anticipandolo quando deve fare pipì o pupù. Possibile? Assolutamente sì, noi ci siamo riusciti e devo dire con ottimi risultati!
- fascia portabebè → se evitate il camper perché dovreste portare via uno o due passeggini, sappiate che esiste un’alternativa a tutto questo spreco di spazio: la fascia portabebè. Ebbene sì, con la fascia portabebè risolvete il “problema” degli spostamenti caricando semplicemente vostro figlio sulle spalle. Per noi che abbiamo avuto grosse difficoltà nel gestire la nanna di Sebastiano, la fascia è stata una vera salvezza.
- carrellino bici → a Napoli no, ma in Puglia, Slovenia, Canada e nei successivi viaggi in camper, il carrellino bici si è rivelato un accessorio decisivo, in grado di ottimizzare i tempi della giornata. I modelli Thule come il nostro si possono sfruttare tra l’altro anche a spinta senza per forza agganciarli alla bici. Direi un must to have!
Scopri i 5 libri dedicati ai viaggi in camper!
DA NAPOLI AL CANADA, E DA UNO A DUE FIGLI PICCOLI
Il primo viaggio non si scorda mai, ma anche i successivi devo dire non sono stati da meno. In pochi anni, cinque per la precisione, abbiamo portato il nostro vecchio van in giro per il mondo: Slovenia, Austria, Slovacchia e perfino Canada, quando Sebastiano aveva poco più di due anni. Non sono stati esattamente viaggi di piacere. Quando si gira in camper e in special modo in van non è mai una vacanza. Ma se penso che anche con la seconda figlia non abbiamo avuto dubbi e abbiamo continuato a girare alla stessa maniera (per altro di nuovo con fascia portabebè, carrellino bici, ecc), bè, allora qualcosa vorrà pur dire. Spedire il camper in Canada, ritirarlo ad Halifax e raggiungere Toronto resta in ogni caso l’emozione forse più grande in assoluto mai provata in vita nostra (per chi fosse interessato questo è il documentario sul Canada realizzato). Qualcosa di indescrivibile che né il passare degli anni né il cambiamento delle nostre priorità potrà mai cancellare.
Cosa consiglio ai neo genitori che si affacciano a questo mondo? Innanzitutto di non badare a chi dice che tanto i figli non ricorderanno nulla quando saranno grandi, uno perché non è detto che sia così, e due perché i momenti di allegria e di scoperta vissuti in quell’istante con i propri genitori accanto saranno comunque bellissimi, per loro e per voi. Se posso dare un consiglio, direi di cominciare per gradi, senza voler strafare, ma accontentandosi di testare il camper e l’equilibrio della famiglia sotto stress (perché a volte si tratta proprio di stress) in occasione di un fine settimana o di una breve vacanza di qualche giorno. Nel tempo prenderete sempre più confidenza con la strada e le dinamiche del viaggio on the road, e capirete se è davvero un tipo di esperienza adatto a voi oppure no. E se vi stuzzica l’idea di un viaggio spaziale, magari negli USA, date retta a chi ci è già passato (con due figli, una moglie e un cane!): Negli USA in van: intervista ad Andrea