
“Un artista all’IDEA” – ISKANDER
“PROMETTO” – “Υπόσχομαι”
Fotografie di ALEXANDER DIMITRIOS PAPADOPOULOS
Sabato 1 Settembre 2018 ore 18.00
a cura dei Liberi Pensatori INTROSPETTIVA di ISKANDER
Tête-à-Tête con il fotografo
Introspettiva vuol dire solcare le pieghe del nostro esistere, che è piccola e insieme sì grande cosa, con addosso la continua, insopprimibile tensione alla ricerca delle verità ancestrali. Se applichiamo questa umanissima condizione ai rapporti con i nostri simili, che giovarono agli uomini l’aristotelica definizione di “animali sociali”, vediamo che introspettiva è anche il riuscire a calarsi nei precordi oscuri del nostro prossimo, carezzarne l’ingegno e le ragioni, ammirarne l’esperienze. Abbracciare il suo mondo e ciò che lo anima. Cosa difficilissima, già, ma si tratta anche della scintilla che diede origine alla nostra missione nel creato. Molte volte rovinammo nella polvere per adempierla, altre ci riuscimmo e costruimmo fratellanze. E questa dialettica eterna è alla base della Storia.
Un valido esempio di tutto ciò è l’opera di Alexander Papadopoulos. Nella curiosità appassionata del giovanissimo studente e fotografo possiamo vedere ciascuno di noi. Questa voglia di travalicare confini e limiti non soltanto fisici, ma spirituali, spingendosi oltre indagando e curando la mente e l’anima ci appartiene sin dall’avvento dei tempi. L’uomo dei classici è curioso. Non è un caso che Alexander sia di origine greca e costantemente rivolto alle proprie radici, connesso a vita contemplando il passato mitico di un popolo che fu tra i primi a consegnare all’Umanità la propria chiave esistenziale. Come un novello Ulisse che si imbarca per lidi sperduti senza quasi mai voler discendere e facendo tesoro delle inimmaginabili meraviglie che popolano la Terra, così il nostro Alexander ha intrapreso un viaggio nelle profondità turbolente per indagarsi e dissolvere i veli a tutte le cose che lo circondano. Studia e interroga la sua opera, cambiando forme e tecniche, soggetti e registri di linguaggio e di sensazioni.
Come l’uomo multiforme dell’Odissea, che ha sete insaziabile di conoscenza. Potremmo considerare questo intrinseco modus vivendi, in lui così ben decifrabile, come la via d’accesso alla Cultura. Avremmo sicuramente ragione. Mancherebbe però un prezioso e non trascurabile tassello: non basta conoscere e capire il mondo per essere persone di cultura. Esso va assimilato dalla nostra interiorità, esaminato dalla nostra sensibilità, messo a confronto con la nostra esperienza e plasmato dalla nostra abilità di modificarne la realtà, di unire alla storia di tutti un pezzo della nostra, come indelebile impronta del passaggio terreno. Solo colui che possiede la fragilità per guardarsi dentro e compiere questa operazione, e insieme la dolorosa forza per darsi la spinta riuscendo infine a emergere con potenza quasi traumatica o distruttrice, sarà lui non già un uomo di cultura, ma un artista. Come Alexander, che ha avuto il coraggio di farci condividere con lui sensazioni e battiti che apparterrebbero solo a lui, imprimendogli un significato quasi simbolico. La promessa che egli compie sancisce in maniera quasi sacrale l’accadere della mostra, ne detta le premesse e ne fonda le ragioni: è una promessa alla propria consustanzialità di italiano e greco che si concretizza nella ricerca della Bellezza, è una promessa alla propria terra mai dimenticata e continuamente rivangata, rievocata, rivificata. L’uomo che ritorna al nido per cercare protezione dalle brutture della Storia, ma anche la devozione verso i padri, i riti, i miti. Diremmo profondamente greco e italiano come sentimento. Diciamo, meglio, profondamente umano. Più importante ancora: quella di Alexander è una promessa alla famiglia, primo e più nobile tra i gruppi che formarono le comunità e le civiltà, perchè abbraccia l’uomo fin dalla nascita, legandolo col sangue e identificando la sua vicenda con quella del proprio popolo. Gli fornisce le prime responsabilità, che infatti sono da sempre prima familiari e poi sociali. Prepara quindi l’uomo ai suoi compiti verso la res publica. Unisce questi alle cure amorevoli, alternandole con i primi contrasti, rende questo condensato di rapporti umani un piccolo-grande esempio per i suoi membri e per i nuovi venuti. Insegna loro quotidianamente cosa vuol dire vivere nel mondo. La famiglia e la patria sono interconnesse: quando un uomo torna sui propri passi cerca comprensione e affetto nella famiglia, che è madre, trova doveri in patria, che è terra dei padri. Alexander ha giurato nel nome di tutto questo, con la promessa che ogni uomo fa a se stesso. Anche lui ora ha lasciato il villaggio sicuro dell’adolescenza incamminandosi lontano, iniziandosi finalmente alla vita. Talvolta sarà assalito dal desiderio di rientrare e sostare un poco in rada, talaltra dalla voglia di non invertire più la rotta sulla strada della maturità