
Umberto Matino ha presentato in questi giorni la sua nuova fatica letteraria: di fatto perso scrittore scledense di nascita questa volta si tratta di un saggio storico divulgativo dedicato ai Cimbri e alle loro vicende, alla loro cultura e al loro folclore. Per le Edizioni Biblioteca dell’Immagine. Room21.it l’ha intervistato da Galla 1880 a Vicenza.
Tra Vicenza, Bassano, Verona e Trento siamo tutti un po’ Cimbri: in 10 secoli il patrimonio genetico e la cultura degli “alemanni” o “todeschi” chiamati a coltivare le foreste degli Altopiani (Folgaria, Lavarone, Lucerna, Asiago e Lessinia), si sono mescolati con le altre popolazioni che vivevano in questa porzione di Veneto: Latini (già omologati con le popolazioni precedenti di Reti e Venetkens o meglio Veneti alleati dei Romani), e Longobardi.
Ma chi erano questi Cimbri?
A partire dall’anno 1000 dopo Cristo una moltitudine di di coloni di lingua germanica s’insediarono sui monti e nelle valli poste a cavallo delle attuali province di Vicenza, Verona e Trento. Si portarono dietro una loro cultura germanico antica, una loro lingua (il cosiddetto “alto tedesco”) e una storia ricca di avvenimenti.
Nonostante il tempo abbia cancellato le tracce più antiche sono giunti dino a noi documenti, cronache, nomi e toponimi che ci permettono di ricostruire le vicende di questo popolo.
I bin a Tzimber
Alla domanda “chi sei?” quegli uomini di lingua germanica antica rispondevano “i bin a Tzimber” (ich bin ein Tzimber), ovvero “sono un carpentiere” (anche se nel tedesco contemporaneo carpentiere si dice “Schreiner”). Oggi sono noti come i Cimbri della montagna veneto-trentina. Ma sotto c’è un equivoco con il popolo barbaro dei Cimbri sconfitto dai romani quasi mille anni prima e che si perse nelle “nebbie della storia”, come dice Matino.
I teutonici, tedeschi o alemanni, come venivano chiamati, provenienti dal Tirolo e dalla Baviera, furono chiamati dai vescovi che amministravano le terre Vicentine e Veronesi per “strappare” alle foreste impenetrabili luoghi dove sviluppare l‘agricoltura. Grazie ai preti la cultura e la lingua si mantennero fino quasi al XVII secolo. La Controriforma contribuì ad un’opera di omogeneizzazione culturale spazzando via la pratica dell’omelia in tedesco che interessava le comunità germanofone delle montagne e anche alcune cittadine come Schio.
I Cimbri sono tra noi, anzi siamo noi!
Secondo Umberto Matino i nostri Cimbro-alemanni come popolo in realtà esistono ancora ai giorni nostri, e sono tra noi!