
Allestita fino al 18 marzo 2018 nel Palazzo del Monte di Pietà di Padova e realizzata da Stefan Weppelmann, direttore della Gemäldegalerie del Kunsthistorischen Museum di Vienna, e Giovanni Villa, direttore del Museo Chiericati di Vicenza, la mostra “Rivoluzione Galileo. L’arte incontra la scienza” è una delle mostre più importanti dell’anno.
Lo scopo dell’allestimento è descritto dalle parole dei curatori, Carlo Falciani e Antonio Natali, che affermano che «una mostra deve essere bella e insieme capace di offrire pensieri e opportunità di riflessione ai visitatori consapevoli mai da noi immaginati come consumatori di prodotti alla moda dispensati da un’industria che si autodefinisce culturale».Ora, gli studi e le scoperte, le passioni e gli interessi di Galileo nei più svariati campi della conoscenza e del pensiero, della scienza e dell’arte, sono il filo conduttore della mostra padovana, che racconta in 12 sale tematiche tutta l’esperienza speculativa e creativa del grande scienziato. Parte dalla “Rivoluzione Galileo”per arrivare al “Trionfo della verità”, passando attraverso “La formazione di Galileo”, “Il cielo prima di Galileo”, “Il cielo di Galileo”, “Dall’astrologia all’astronomia”, “I tanti cieli”, “Dall’osservazione all’esperienza”, “Il sole di Galileo”, “Galileo e la disputa”, “L’abiura di Galileo”. Un genio multiformee poliedrico, dunque, che nel percorso sorprendente della mostra rivela interesse per musica, filosofia, letteratura, medicina, in un racconto lungo sette secoli che testimonia la portata e l’attualità della sua lezione anche presso i contemporanei che continuano a chiedersi quale sia il limite della conoscenza. Sono esposti strumenti scientifici e modelli cosmogonici, cannocchiali e telescopi, sfere armillari e astrolabi, globi celesti e terrestri, atlanti e mappe, testi e stampe antichi, strumenti musicali, medaglie, sculture, pitture, installazioni di artisti viventi, foto del nostro satellite riprese oggi dalla Nasa insieme con gli acquerelli delle fasi lunari eseguiti da Galileo nel 1609. Promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo in collaborazione con l’Università degli Studi di Padova, la mostra onora lo scienziato che fu protagonista per 18 anni in città, ricordati da lui come i più felici per la libertà concessagli dallo Studio patavino, allora ai vertici della cultura europea.