
Il nome di Gallio in cimbro è Ghel ed è il più alto comune della provincia di Vicenza, data la sua altitudinedi 1093 metri sul livello del mare. Nel Medioevo fu sottomesso alla famiglia degli Ezzelini.
Ma la parte più significativa della storia di Gallio risale alla Prima Guerra Mondiale, poiché – come tutti i paesi dell’Atopiano – è stato scenario degli eventi del conflitto. Nel 1916 durante la Strafexpedition, infatti, l’esertico austro-ungarico sfondò improvvisamente sul fronte trentino portando la popolazione in fuga dal centro abitato sotto saccheggio. Il territorio di Gallio è ricco di cose da vedere, dalle antiche costruzioni che ricordano usi e tradizioni del passato, alle bellezze naturalistiche che rappresentano una ricchezza inestimabile. Alcune attrazioni da visitare sono:
- Il Santuario della Madonna del Buso è un tempio dedicato alla Madonna del Caravaggio. Edificato nella prima metà del 1800 fu distrutto dai bombardamenti del Primo Conflitto Mondiale e poi ricostruito, Nelle vicinanze, si trova un orrido strettissimo scavato nella roccia dal torrente Frenzela.
- Valle dei Mulini della Covola. Poco distante il centro di Gallio si trova la Valle dei Mulini, caratterizzata dall’abbondanza di acqua, che in passato ha reso la zona ideale per la costruzione di mulini. Nel suo primo tratto la valle prende il nome del torrente che la attraversa, la Covola: la passeggiata si snoda tra mulini e lavatoi in passato usati per macinare cereali e conciare pelli.
- Spitzknotto. Nella frazione di Stoccaredo, in val Frenzela, si trova lo Spitzknotto (o Sizegonotto), un enorme masso che ricorda la forma di un altare e ricorda molto un’altra pietra – che si presume dedicata ai sacrifici – che si trova a Rotzo, l’Altar Knotto.
- Il sentiero del silenzio. Si snoda nel bosco in località Campomuletto. Questo particolare itinerario vuole mantenere viva la memoria degli eventi bellici che hanno insanguinato l’Altopiano durante la Guerra del ’15 – ’18. Lungo il sentiero sono state collocate dieci installazioni artistiche, ognuna corredata da una poesia o da uno scritto, con lo scopo di far riflettere i visitatori sull’orrore della guerra e sulla tragedia consumatasi propri in quel luogo cento anni fa.