
Girare gli USA in van è il sogno di molti: strade infinite, paesaggi mozzafiato, benzina a prezzi stracciati… l’american way of life vissuta nei pochi metri quadri di un van assume un sapore ancora più intenso e più autentico. Con la mia famiglia, nel 2017, siamo rimasti in Canada Orientale, attraversando questa parte del paese con un piccolo Fiat 238. Ho avuto però il piacere di seguire un’altra famiglia, con cui siamo spesso in contatto, che si è cimentata in un viaggio negli USA con il proprio van Westfalia T3 “Ronzinante”. Cinque mesi di on the road da una costa all’altra, in compagnia di due bambini e di un cane non proprio mingherlino! È quindi con grande piacere che condivido l’intervista con l’amico Andrea Arquà, ideatore e promotore di questo spettacolare viaggio oltreoceano. Sentiamo cosa ci racconta di bello!
Benvenuto nel magazine di Room21 Andrea, prima di tutto ti chiedo cosa provi a riparlare oggi, a distanza di anni, di quel mitico e penso indimenticabile viaggio. Nostalgia? Gratitudine? Rimorso? Felicità?
Ciao a tutti e grazie a Room21 per l’ospitalità.
Hai subito messo a segno un diretto niente male con questa domanda. Il viaggio on the road negli USA è stato un capitolo eccezionale della nostra vita e rimarrà tatuato per sempre nei nostri cuori e nelle nostre menti. Non riesco a racchiudere in poche righe il turbine di emozioni che sto provando mentre batto le dita sulla tastiera del PC… è un immenso calderone in cui si mischiano gioia, nostalgia, amore, ricordi di esperienze incredibili, di contatto con la natura, di cieli stellati e sogni. Ma rimorsi no, di quello sono sicuro, nonostante il finale a sorpresa rifarei tutto senza la minima esitazione.
Qual è stato esattamente il vostro percorso? Ci puoi elencare le tappe principali toccate lungo il tragitto?
Abbiamo spedito Ronzinante a Baltimora via nave e un mese dopo siamo atterrati a New York. Dopo un paio di giorni a zonzo per la Grande mela siamo andati a ritirare il nostro amato van e da lì è iniziato il vero viaggio. Ci siamo diretti all’interno verso Washington, poi abbiamo attraversato gli Appalchi sulla panoramica Blue Ridge park away affrontando il freddo marzo della costa Est. Successivamente abbiamo attraversato la Georgia e da lì abbiamo seguito la costa per arrivare in Florida, che abbiamo percorso fino alle Keys. Risalendo sul lato del Golfo del Messico abbiamo attraversato il parco nazionale delle Everglades e poi abbiamo puntato verso Alabama, Mississippi e Luisiana, arrivando a New Orleans proprio il giorno di Pasqua tra carri allegorici e festeggiamenti.
In seguito abbiamo attraversato l’immenso Texas, il New Mexico, lo Utah e l’Arizona godendoci tutti i grandi parchi. E poi la California, con le sue onde, i suoi skate park, Yosemite e il Sequoia NP. Il vecchio Ronzi ci ha poi scarrozzato nel selvaggio Oregon e più a Nord fino allo stato di Washington. Stavamo iniziando il rientro verso est quando, in Idaho, il motore ci ha abbandonato. Dopo mille peripezie siamo riusciti a rispedire il T3 in Italia da Los Angeles e il nostro viaggio è finito lì.
Quanto tempo siete stati via in totale? E come vi siete organizzati dal punto di vista lavorativo?
Il progetto iniziale era di viaggiare per 6 mesi ma a causa del guasto al motore alla fine ne abbiamo fatti 5. Comunque, tanta roba. Io sono un libero professionista in partita IVA e lavoro principalmente per un centro di medicina sportiva. L’ottimo rapporto con il mio datore di lavoro, maturato dopo anni di collaborazione, mi ha permesso di parlargli con il cuore del nostro progetto. Lui lo ha accolto con entusiasmo e mi ha garantito che avrei trovato ancora il mio posto una volta rientrati in Italia. Ovviamente durante i mesi americani non ho fatturato, quindi è stato necessario stringere molto la cinghia nel periodo precedente alla partenza. Mia moglie invece è una dipendente a tempo indeterminato ma anche lei, grazie a un ottimo rapporto con il suo capo e un grande lavoro di organizzazione e pianificazione, è riuscita a “ritagliarsi” il tempo per un viaggio del genere. Ha sommato ferie arretrate a cui ha aggiunto un periodo di aspettativa.
So che i vostri figli, Noah e Daniel, hanno seguito il programma scolastico in modalità homeschooler. Come si sono trovati? E per voi è stato difficile?
All’inizio è stato complicato perché un viaggio itinerante non ti permette di avere una routine da seguire ma poi abbiamo abbandonato i rigidi paletti che ci eravamo imposti e siamo riusciti a ottenere ottimi risultati. I ragazzi frequentano una scuola a indirizzo Montessoriano e così anche noi genitori abbiamo seguito quella filosofia basando la maggior parte dello studio su esperienze pratiche. Conti e problemi di matematica applicati alla spesa del supermercato, geografia e scienze semplicemente sfruttando la natura e i grandi parchi. Daniel all’epoca era in terza elementare e per il programma di storia stava studiando gli ominidi, così dopo la lettura del testo abbiamo costruito un vero e proprio “chopper”, uno dei primi utensili usati dagli ominidi in quel periodo. Tutto questo è stato possibile soprattutto grazie alla grande elasticità ed entusiasmo delle maestre e del preside, che ci hanno supportato e appoggiato fin dall’inizio. A settembre, prima che iniziasse la scuola, Daniel ha sostenuto un esame vero e proprio per passare in quarta elementare che, con nostro grande orgoglio, ha superato brillantemente.
Parliamo di preparativi: quanto tempo avete impiegato per preparare un viaggio del genere? E qual è stato il momento più drammatico?
La preparazione è stata piuttosto lunga perché i momenti dedicati a questa importantissima parte del viaggio erano relegati a ritagli di tempo che lavoro e figli ci concedevano. A spanne ci abbiamo messo quasi un anno per organizzare tutto. Visti, permessi della scuola, lavoro, spedizione del van ma soprattutto l’assicurazione per il vecchio Ronzi, ci hanno tolto parecchie ore di sonno. Fino all’ultimo momento sembrava non fosse possibile assicurare il nostro T3 per un discorso di età ma alla fine, dopo la mia minaccia di cancellare la spedizione via nave, la compagnia Seabridge si è messa una mano sul cuore e ha emesso l’assicurazione.
I tre posti che vi rimarranno nel cuore per sempre?
Abbiamo amato tutti gli Stati Uniti ma se proprio devo scegliere l’Arizona, Yosemite e il Sequoia NP in California. Lì, al cospetto di quei giganti, ti senti davvero piccolo e comprendi che sei parte di un qualcosa di più grande e meraviglioso che si chiama Terra.
E quelli che invece vi hanno deluso?
In questo caso devo proprio trovare il pelo nell’uovo ma a essere sinceri la Florida non mi ha entusiasmato più di tanto. Tutti troppo pettinati e grandi difficoltà a dormire in libera.
Parlami di Ronzinante. A un tratto il vostro fedele destriero vi ha mollati. Cosa ricordi esattamente di quel momento?
Ogni tanto, senza un motivo vero e proprio, per strada, mentre guido, di notte… mi torna in mente quel preciso momento in cui ho sentito il motore “battere in testa” e mi sono reso conto che era finita. Purtroppo in America non sono ferratissimi sui mezzi d’epoca europei e nessun meccanico voleva prendersi carico di un simile lavoro. Abbiamo trainato Ronzi fino a San Francisco dove, una ragazza conosciuta un mese prima, ci ha ospitati a casa sua mentre un suo amico meccanico provava a mettere mano al motore. Alla fine purtroppo non è riuscito a sistemare il danno e così, a malincuore, siamo dovuti rientrare.
Come siete riusciti, umanamente parlando, a risolvere un ostacolo così grosso?
Quando abbiamo capito che non c’era più niente da fare, Michela e io siamo scoppiati in un pianto disperato ma nostro figlio Daniel (che durante il viaggio aveva compiuto 9 anni) ci ha detto:
“Questo viaggio potrà anche finire qui ma noi siamo viaggiatori nel cuore”. Sentendo le sue parole ho compreso che ne era davvero valsa la pena e, anche se finita male, questa avventura era riuscita nel suo vero intento: farci vivere una grande esperienza e farci crescere come famiglia e come singoli individui.
Nel tuo blog, Vanfamilyontheroad , hai raccontato i momenti salienti di questa avventura, ma non solo: hai pubblicato un manuale pratico di cui mi piace condividere l’anteprima e le prime parole:
Io ho cominciato a vivere davvero la mia vita quando ho smesso di desiderare quella perfetta degli altri, quando ho finito di inventare scuse per giustificare le mie paure e quando ho compreso che qualunque sia la libertà che desideriamo, dobbiamo fare parecchi sacrifici per ottenerla e mantenerla.
Sono concetti veramente attuali che mi portano a una domanda spinosa: cosa pensi dei tanti guru che predicano il mantra “molla tutto, parti e diventa libero”?
Da ragazzo ho perso anni inseguendo una libertà illusoria, il lavoro perfetto, la casa perfetta, la vita perfetta. Sembrava che tutti gli altri ci riuscissero tranne me. Poi con l’età e una buona dose di schiaffi in faccia ho compreso che tutto deve essere in equilibrio e non ci può essere luce senza il buio. Non voglio certo fare il guru anche io ma semplicemente dire che non ci si può staccare completamente dalla realtà, soprattutto quando hai dei figli. Questo non significa rinunciare ai propri sogni ma bisogna comprendere che ogni libertà che bramiamo richiede una certa dose di sacrifici per raggiungerla e altrettanti per mantenerla. Io provo a viverla giorno per giorno questa vita, godendo dei momenti belli e affrontando quelli meno belli. Alle volte agguanto i miei sogni, altre cado e accetto la sconfitta, altre ancora porto pazienza e ritento. Cerco di godermi i singoli momenti che la vita mi regala, con me stesso, con i miei figli e con la mia compagna. Pianifico il giusto (anche se non è proprio il mio forte) e per il resto seguo il flow.
Per voi è cominciato ora un nuovo capitolo, quello di Ronzinante 2.0. Parlaci di lui, magari segnalandoci qualche video del tuo canale YouTube se ti va!
Dopo i 5 mesi americani vissuti intensamente a bordo del nostro vecchio VW T3 del 1981 ci siamo resi conto che avevamo bisogno di un mezzo un po’ più grande e affidabile. I ragazzi crescono e con noi viaggia sempre anche Maya, un malamute di 37 kg. Così, a malincuore, perché ai veicoli come Ronzi ti ci affezioni come se fossero esseri umani, abbiamo deciso di comprare un moderno Roadcar 540.
Siamo rimasti su dimensioni contenute in modo da usarlo come macchina di tutti i giorni e casa viaggiante allo stesso tempo.
Da poco abbiamo aperto un canale Youtube (Vanfamily on the road) dove raccontiamo le nostre avventure itineranti su Ronzinante 2.0 (nome dato in onore del Viejo). Da non perdere le cinque puntate del recente viaggio in Abruzzo e una mini serie di video (ancora in corso di realizzazione) dedicati al van vero e proprio destinati a spiegare misure e disposizioni interne per aiutare chi fosse interessato acquisto di un van.
Al di là degli ovvi limiti di Ronzinante, avete nostalgia del vostro vecchio mezzo?
Ronzinante era un fratello, romantico e acciaccato che ci manca sempre molto ma, come scrivevo qualche riga fa, bisogna fare i conti con la realtà. I viaggi che abbiamo fatto con lui rimarranno sempre dentro di me.
E ora la domanda delle domande: quali paesi avete in mente di visitare nei prossimi anni?
Ah ah! Quante pagine ho a disposizione per rispondere?
Sicuramente l’Italia, nei fine settimana e durante qualche ponte più lungo. Poi la Norvegia, Spagna del Nord, Portogallo, il Marocco…
Il mio obiettivo più grande sarebbe arrivare in Cina lungo la Via della seta ma per ora mi limito a sognare su Google Maps. Chissà…