
Mentre stiamo vivendo questo mese di novembre del 2020 in un altro semi-lockdown, sono passati 60 anni dalla prima trasmissione di insegnamento a distanza, ovvero quella realizzata dalla Rai Tv per combattere le sacche di analfabetismo che esistevano ancor in Italia nel dopoguerra.
Era il 15 novembre 1960 quando il maestre Alberto Manzi iniziava il programma dal titolo “Non è mai troppo tardi”.
NON E’ MAI TROPPO TARDI

Il maestro Alberto Manzi
Si trattava di un programma di istruzione elementare per una fascia ancora ampia di italiani. L’analfabetismo in Italia alla fine degli anni ’50 era quantificato allora nell’8,3% della popolazione: quasi niente rispetto a cento anni prima.
L’unità d’Italia infatti vedeva il 78% degli italiani che non sapevano né leggere né scrivere.
Nel 1960 gli analfabeti in Italian erano quattro milioni e mezzo di persone.
Proprio a loro era indirizzato il programma di Alberto Manzi (che era anche uno dei curatori) che andò in onda fino al 1968, prima sul canale nazionale (il primo) e quindi sul secondo.
La trasmissione ebbe successo ed è rimasta nella memoria di tutti gli italiani per la delicatezza e la capacità empatica dell’insegnante che trattava con anziani e contadini tornati bambini che imparavano le vocali e le consonanti.
“Non è mai troppo tardi” sicuramente ha interpretato una modalità di insegnamento da remoto che oggi viviamo con l cosiddetta Didattica a Distanza, DAD.
Ma la DaD oggi si attua per contenere la pandemia di coronavirus.
L’AUTORE DI ORZOWEI E IL POETA
Alberto Manzi (1924-1997) oltre che un educatore, oltre che uno straordinario scrittore di libri per ragazzi (scrisse il notissimo romanzo d’avventure “Orzowei”, che diventò anche uno sceneggiato televisivo) oltre al suo impegno per l’alfabetizzazione nei Paesi del Sud America, è stato anche un poeta.
Lo prova il libro “Essere uomo”, sedici poesie nelle quali urla con forza la necessità di una battaglia contro il potere che sfrutta, uccide, omologa; urla con forza la necessità di innescare progetti di cambiamento, per rendere il pianeta più giusto e umano. Al di là del potere, ciò che indigna Manzi è il silenzio di tanti: se esiste il potere è perché noi lo tolleriamo, scatta in noi l’assuefazione, l’indifferenza.
Per questo siamo tutti colpevoli. La poesia di Manzi è epica: il “noi” sovrasta il “tu”. Insieme si può cambiare.