
Martedì 28 e mercoledì 29 gennaio 2020 alle 20.45 sarà in scena a Vicenza un titolo emblematico della drammaturgia italiana del Novecento: “Pensaci, Giacomino” di Luigi Pirandello, lettura drammaturgica e regia di Fabio Grossi, con Leo Gullotta nelle vesti del protagonista, il professore Agostino Toti, una produzione di Michele Gentile per Enfiteatro e Teatro Stabile di Catania.
Gli altri interpreti sono Liborio Natali, Rita Abela, Federica Bern, Valentina Gristina, Gaia Lo Vecchio, Marco Guglielmi, Valerio Santi e Sergio Mascherpa; scena e costumi sono firmati da Angela Gallaro Goracci, le musiche sono di Germano Mazzocchetti, le luci di Umile Vainieri, la voce dei brani cantati di Claudia Portale .
Dopo il grande successo di pubblico e critica a Catania e a Roma, in prima nazionale al Teatro Ambra Jovinelli a novembre, lo spettacolo è attualmente in tournée sui palcoscenici nazionali; sarà a Vicenza al Teatro Comunale nelle uniche date venete. Per le due repliche del 28 e del 29 gennaio, I biglietti sono quasi esauriti.
INCONTRO SUL TEATRO DI PIRANDELLO
Prima dello spettacolo, martedì 28 e mercoledì 29 gennaio alle 20.00 al Ridotto, sarà l’attore e formatore teatrale vicentino Andrea Dellai a condurre l’Incontro a teatro per affrontare con il pubblico i temi del teatro pirandelliano e l’attualità di questo testo di denuncia contro i pregiudizi sociali.
LE ORIGINI DELLA PIECE TEATRALE
“Pensaci, Giacomino” nasce in veste di novella del 1915, pubblicata sul Corriere della Sera, per poi avere la sua prima edizione teatrale nel 1917. Tutti i ragionamenti, i luoghi comuni, gli assiomi pirandelliani sono presenti in quest’opera, un testo di condanna di una società becera e ciarliera, dove il gioco della calunnia, del dissacro e del bigottismo, sono sempre pronti ad esibirsi.
I TEMI E LA TRAMA
Nella nuova lettura drammaturgica di Fabio Grossi in scena ci sarà l’attore catanese Leo Gullotta, 74 anni appena compiuti, (noto al grande pubblico anche per le sue interpretazioni al Bagaglino), che riesce a muoversi agevolmente e con grande intensità tra i paradossi esistenziali dei personaggi pirandelliani; Gullotta si cimenta infatti per la terza volta (sempre in sodalizio con il regista) su un testo teatrale di Pirandello e così, dopo “L’uomo, la bestia e la virtù” e “Il piacere dell’onestà”, sarà il protagonista di “Pensaci, Giacomino” perfettamente immedesimato con il suo personaggio per rappresentare i tratti pungenti e sarcastici dell’umorismo pirandelliano, il contrasto tra apparenza e verità, il rapporto tra persona e maschera.
Nella commedia, Gullotta veste i panni del 70enne professor Toti che decide di sposare una ragazza, Lillina, la figlia del bidello della scuola, incinta del giovane Giacomino, perché alla sua morte possa avere i suoi beni e vivere dignitosamente. Naturalmente la società civile si rivolta contro questa decisione anche a discapito della piccola creatura che nel frattempo è venuta al mondo.
Il finale pirandelliano è pieno di amara speranza: il giovane Giacomino prenderà coscienza del suo essere uomo, del suo essere padre e andrà via da quella casa che lo tiene prigioniero, per vivere la sua vita con il figlio e con la giovane madre.
Ad essere rappresentata non è solo una vicenda umana, ma una società misogina, opportunista e becera, uno stato patrigno nei confronti dei propri cittadini soprattutto della categoria degli insegnanti, sottopagati e bistrattati. Insomma nulla cambia e nulla si trasforma: tutto resta com’era.
LE SCELTE DELLA REGIA
Rispetto al testo pirandelliano, nell’edizione di Fabio Grossi, l’ambientazione è spostata negli anni Cinquanta, con la scenografia ispirata all’espressionismo tedesco, con sguardi della società in stile Kokoschka, facce in movimento, maschere mobili, simboli d’arredo alla Mondrian.
Commedia umana, con i temi della solitudine, della famiglia, della condizione femminile, dell’invadenza del clero, denuncia dell’ipocrisia e di situazioni sociali si intrecciano in una messa in scena emblematica dell’umorismo di Pirandello, una perfetta rappresentazione del “sentimento del contrario” (e quindi del rovesciamento dei valori e delle prospettive) da lui teorizzato.