
Di pochi giorni la notizia che i Bonotto hanno ricevuto a Mantova il “Premio Imprenditori della Cultura 2017”, ideato e promosso dal Centro Internazionale d’Arte e Cultura di Palazzo Te. Il premio è “un riconoscimento agli uomini d’impresa che hanno saputo trasformare la qualità dell’agire imprenditoriale in capacità di fare cultura a favore della comunità.”
L’azienda Bonotto non solo fa cultura ma è cultura. Nata a Molvena, in provincia di Vicenza, come impresa famigliare per produrre cappelli di paglia, poi si è riconvertita in tessile acquisendo anche un ampio respiro internazionale. Cinquant’anni più tardi, grazie all’intuizione di Nicla Donazzan e Luigi II° Bonotto, questa competenza creativa e manifatturiera è stata trasformata in un piccolo gioiello di produttività tessile in crescita parallela al sistema moda italiano.L’azienda si è sviluppata velocemente diventando un’industria verticale a ciclo completo, con più siti produttivi ed oltre duecento maestri d’arte impiegati. Oggi, è guidata dai figli Lorenzo e Giovanni, che l’hanno portata ad una crescita esponenziale, anche internazionalmente, rendendola punto di riferimento per l’industria della moda globale. Fondamentale chiave di svolta, e di forza, della Bonotto, è stata, ed è tutt’ora, la visione e la modalità operativa atipica all’interno di essa. Negli anni, infatti, l’industria tessile italiana è andata incontro ad una pericolosa trasformazione, un sorta di apnea produttiva che vedeva il guadagno e la produzione massiva più importanti della qualità. Giovanni Bonotto, direttore creativo dell’azienda, insieme al fratello Lorenzo, hanno ideato il concetto di “fabbrica lenta”, una filosofia di lavoro in grado di coniugare il recupero delel radici artigianali con una forte componente di ricerca e sperimentazione. Una formula innovativa per opporsi alla produzione di serie a basso costo. Questa concezione deriva da una continua osmosi con il mondo dell’arte. Fin dai primi anni ’60, infatti, Luigi Bonotto iniziò a mettere assieme un’importante collezione d’arte, che nel tempo si indirizzò sempre più verso i movimenti della poesia visivae del Fluxus, un network internazionale di artisti, compositori e designer conosciuti per aver mescolato negli anni Sessanta diversi media e diverse discipline artistiche. Molte delle opere della collezione sono disposte nei 10.000 metri quadrati dell’azienda: dagli uffici alle zone di passaggio, dalle zone di produzione alle zone magazzino. La collezione comprende anche una raccolta molto vasta di libri d’arte.