
Curiosa, innamorata della propria azienda e della propria famiglia, appassionata, entusiasta e solare, Silvia Faresin è da dieci anni il braccio destro del padre Sante alla Faresin Industries di Breganze.
«Fin da piccola ho respirato l’atmosfera dell’azienda, ne ho assorbito la forza e ne ho imparato la complessità –commenta Silvia, 38 anni – grazie anche alla determinazione di mio padre e alla sua enorme passione per questo lavoro, che è poi frutto dell’ingegno suo e di mio zio Guido, che si sono inventati un’alternativa valida alla fabbrica d’origine, la Laverda, e diventandone addirittura fornitori. Uno spin off positivo che nel 1973 ha fatto nascere una nuova realtà aziendale». Orfani di padre, ultimi di una schiera di 7 figli, hanno comperato la prima saldatrice con le 100 mila lire prestate loro dalla madre e così hanno iniziato il loro cammino verso la costruzione di una realtà aziendale divenuta negli anni leader nella progettazione, produzione e vendita di macchine per il settore zootecnico, come carri miscelatori, o sollevatori telescopici utilizzati nei comparti agricolo, industriale ed edilizio. «All’interno della Faresin Industries mi occupo principalmente di amministrazione e controllo, finanza e area legale, con delega interna all’area commerciale e marketing – spiega Silvia – mentre mia sorella Giulia, più giovane di dieci anni e che ha studiato ingegneria gestionale, si occupa principalmente del settore operations: progettazione, produzione, assistenza post-vendita, service e ricambistica. Un aspetto, quest’ultimo, che da poco tempo è stato non solo rivalutato, ma rappresenta un importante plus nei confronti del cliente che è molto più attento all’erogazione dei servizi e alla qualità dell’assistenza». Giulia, inoltre, il 15 maggio prossimo sarà nominata primo presidente donna dei giovani industriali vicentini “under 30”. Mentre racconta, Silvia Faresin si infervora, si appassiona e trasmette con le sue parole e il suo atteggiamento vitalità e competenza in una personalità forte e decisa: non a caso il suo segno zodiacale è Capricorno con ascendente Vergine. «A dire il vero non avevo subito scelto di entrare in azienda – ricorda – perché prima volevo capire meglio il settore e quindi dopo la laurea allo Iulm in Relazioni Pubbliche, avevo scelto di lavorare presso un produttore di trattori, per entrare meglio nella mentalità e nelle dinamiche della produzione. Nel frattempo ho fatto un Master in Gestione e Strategia e ho realizzato che il mio posto era in Faresin Industries: il mio cuore e la mia storia famigliare me lo richiedevano». Da allora tanta strada è stata fatta e i risultati dell’impegno e della visione apportata dalla nuova linfa generazionale si sono visti anche dopo la fatidica annata 2008, quando la crisi mondiale ha fatto segnare il passo alla azienda di Breganze. Il rapporto con la sorella Giulia diventa complementare guardando il futuro nella stessa direzione e insieme formano una vera squadra, dove competenze e sensibilità si uniscono e si fondono spesso per portare avanti progetti comuni, nei quali l’azienda viaggia sugli stessi binari. «Noi siamo principalmente un family business e quindi i ruoli chiave sono occupati da membri della famiglia, anche se abbiamo delle prime linee di ottima qualità e affidabilità – continua Silvia – Il nostro intento è anche quello di procedere alla creazione di una sorta di “cerchio magico”, mi si consenta il termine, che supporti e protegga l’operato dei vertici famigliari, ma che al contempo, si dimostri in grado di meritare fiducia e deleghe nell’operatività, in un contesto di assoluta reciprocità». Al di là della produzione, poi c’è tutta la parte relativa al commerciale che Silvia Faresin segue in prima persona e con la quale deve fare i conti nella gestione del quotidiano. I viaggi per lavoro, infatti, sono una componente importante del suo ruolo e scandiscono i mesi o anche più spesso, le settimane. «La Faresin Industries è presente in tre paesi esteri con altrettante filiali commerciali: Francia, Germania e Polonia – spiega Silvia- Esportiamo l’85 per cento dei nostri prodotti e al momento siamo soddisfatti di come sta andando il mercato. Per noi i paesi più importanti e più recettivi sono senz’altro l’Argentina, l’Australia e il Canada, dove c’è sicuramente una maggiore necessità servirsi di macchinari per la gestione della stalla e la produzione del latte. I nostri prodotti top di gamma sono molto sofisticati e tutti dotati di controllo computerizzato, tanto che possiamo seguire le fasi della filiera anche da remoto. Entriamo comunque anche in mercati meno scontati, come quello indiano, con piccoli apparecchi da poche migliaia di euro, attraverso il quali stiamo cercando di acculturare gli allevatori del posto. Il nostro è comunque sempre un lavoro sul campo, in senso letterale! Perché spesso e volentieri i nostri luoghi operativi sono le stalle dei nostri clienti». Il viaggio è comunque visto come momento di esperienza e di apprendimento, come occasione per cogliere espressioni, spunti e modelli di vita e di lavoro dal contesto in cui ci si trova in quella particolare circostanza. «Ultimamente sono stata in Cile – racconta Silvia Faresin – e devo dire che sono rimasta molto colpita da Santiago, una città che sta spingendo molto sull’acceleratore della modernità, non solo mettendosi allo stesso livello delle metropoli occidentali, bensì addirittura superandole. Lì si vede la crescita, l’espansione positiva, il futuro. E mi ricorda un altro luogo che per me rappresentava il futuro e che è stata la mia prima méta appena arrivata in azienda, e cioè Dubai, che a quei tempi era al culmine dello sviluppo. L’ho rivista un paio di anni più tardi e ne ho colto tutto l’abbandono e l’incuria: macchine abbandonate cantieri fermi, per fortuna dopo pochi anni la fase stagnante è passata e probabilmente l’Expo del 2020 darà l’ennesima marcia in più». Una volta a casa, una zona ricavata da un bel rustico ristrutturato poco lontano dal’azienda, dove una parte è dedicata all’accoglienza di agenti o clienti, Silvia Faresin si rilassa abbracciando le sue due bambine: Maria Sole di 4 anni ed Eugenia Blue di 2. «Uso forse una frase scontata, ma la mia casa per me è veramente il mio angolo di paradiso – esclama – dove sono solo me stessa e mi riprendo i miei spazi e i miei tempi. A me basta poco per stare bene. Datemi un massaggio o un po’ di shopping e io sono contenta. Anche il mio compagno è un imprenditore e quindi sa bene quali sono le dinamiche aziendali: anzi, a volte c’è anche una piccola vena di affettuosa competizione, che diventa elemento di stimolo e di confronto. Sappiamo entrambi, però, che le bambine vengono sempre per prime. Devo dire che al momento le mie figlie sono già consapevoli del lavoro della mamma e sono già “settate”. Infatti, quando al ritorno dall’asilo me le porto in ufficio, trovano il loro tavolino e fra uno scarabocchio e l’altro girano per gli uffici, vanno alla macchinetta del caffè, stampano i loro disegni: sono diventate delle vere mascotte. Mio padre, poi, le adora. Anche perché vede in loro la prossima generazione della Faresin Industries, un’azienda davvero a quota rosa!» Oltre al lato più domestico, per il quale cerca di ritagliarsi più spazio possibile, Silvia vorrebbe potersi dedicare maggiormente a quello che per lei non è solo un hobby, ma un’esigenza di lavoro e di vita. «Sono state sempre assetata di informazioni – spiega – e mi piace moltissimo riceverne sotto forma di formazione. Se potessi e avessi tempo, mi iscriverei a tutti i corsi del mondo. Inoltre, quando ho un po’ di tempo, mi piace anche leggere storie di donne di successo, attraverso le quali mi trovo spesso a creare raffronti e a cercare spunti e punti di contatto. Mi vengono allora tante idee e tante le trascrivo sul cellulare che si è riempito di annotazioni, immagini, foto e schemi. Per capire e al tempo stesso per farmi capire meglio, ho adottato la tecnica del grafico, che mi permette di focalizzare i punti e organizzarli. Per questo mi piacerebbe confrontarmi, mettermi in discussione e imparare, sempre di più. Penso, inoltre, che per un imprenditore sia utile sì stare in azienda, alla tolda di comando, ma è altrettanto importante, se non indispensabile, seguire gli avvenimenti e confrontarsi con l’esterno. In modo da usufruire e assimilare al meglio umori e insegnamenti per portare in azienda dei benefici per sé e per i propri collaboratori. E a questo proposito, proprio perché siamo una società a base famigliare, che per mio padre e poi per noi che seguiamo il suo insegnamento, prima di tutto vengono le persone. E non è uno slogan fine a se stesso, forse un po’ abusato di questi tempi. Ma è una realtà di fatto, attraverso la quale le persone sono sempre state considerate prima di tutto e così le loro famiglia. Inoltre, noi membri famigliari ci preoccupiamo prima di tutto della famiglia e quindi, di conseguenza, dell’azienda che da noi viene sostenuta e diretta». Un legame molto forte che trova frequenti espressioni di affetto e di comunanza durante vacanze e weekend passati insieme. «Ci troviamo spessissimo tutti insieme, con i miei genitori, mia sorella, il mio compagno e le bimbe, anche solo per fare quattro passi a Bassano, dove abbiamo una casa in cui trascorriamo spesso i fine settimana. Oppure prendiamo e andiamo a Jesolo perché abbiamo la passione del mare e della barca». E in cucina come si trova una donna così dinamica e impegnata? «Purtroppo ho meno tempo di quello che vorrei per poter cucinare – riassume Silvia – anche perché amo molto la cucina italiana e la gusto volentieri. Ho però un piccola debolezza, il sushi, che adoro e che cerco in ogni paese che visito. Per dire, ho trovato in Canada un sushi decisamente favoloso. Incredibile ma vero!» Nel 2015, Faresin Industries è stata una delle tre aziende venete (26 in Italia) che sono entrate a far parte delle 271 in Europa del progetto “Elite” di London Stock Exchange Group (la Borsa di Londra), piano che assiste le imprese nel loro percorso di crescita anche attraverso l’accesso a numerose opportunità di finanziamento e l’affiancamento di un management di profilo internazionale.