
Giovanna Mastrotto, ovvero la forza del sorriso. Già al primo incontro questa giovane signora bionda ispira fiducia e simpatia, mentre i suoi occhi brillano di serenità e calore.
Seconda di tre figlie femmine di Bruno e Silvana, Giovanna, 48 anni, nel Gruppo Mastrotto occupa un ruolo forse lontano dal core business aziendale, cioè la produzione e vendita di pellame per arredamento, calzature, pelletteria e auto motive, fino all’aviazione e nautica, ma molto importante per quanto riguarda le relazioni e la dimensione etica di questa società nata dall’ingegno dei fratelli Bruno e Santo Mastrotto che nel 1958 hanno affiancato il padre Arciso nella nascita di una realtà industriale fra le prime 10 a livello mondiale. «Ad oggi contiamo quasi 2.300 dipendenti in tutto il mondo – spiega Giovanna – con stabilimenti in Italia e all’estero. Della gestione aziendale se ne cura principalmente mia sorella Chiara che è anche presidente del Gruppo, mentre l’altra sorella, Rossella, si occupa d’altro. Comunque, famiglia e azienda si integrano a vicenda, poiché la rete famigliare è in ogni modo stretta e raccolta all’interno della Società, e nonostante ora ci siano anche molti manager nelle prime linee, vista l’espansione raggiunta, nei posti chiave c’è sempre qualcuno della famiglia. Io per prima, si può dire, sono nata a pane e azienda, tanto forte e intensa è stata la presenza del lavoro che mio padre affrontava sempre con forza, determinazione e dinamismo. Ho chiari ricordi dei suoi viaggi e della sua attività, continua e coinvolgente. Giocando un po’ con le parole, potrei dire che è davvero un lavoro che ti entra nella pelle!» Appena laureata in economia e commercio, nel 1998 Giovanna entra in azienda e si occupa di contabilità e amministrazione, anche se quasi subito, alla nascita della prima figlia Isabella, oggi diciottenne, opta per un part time che le dia modo di seguire i figli, che in successione diventano tre: Eleonora, 16 anni, e Gabriele di 10. «Mi sono dedicata principalmente alla famiglia – sottolinea – perché ho sempre pensato che fosse il posto giusto per me. La nascita di Gabriele, poi, ha creato inoltre un vero spartiacque, fra realtà aziendale e famigliare: mio figlio è nato con la Sindrome di Down e per i suoi primi tre anni di vita il nostro intento, mio e di mio marito, è stato quello di seguirlo al meglio per riuscire a dargli quelle basi fondamentali che gli consentissero la maggiore autonomia e indipendenza possibile. E così è stato. Gabriele oggi è un bambino sereno, che ama stare in compagnia e che gode dei doni della vita. Averlo è stata per noi una vera gioia. E questo dono mi ha dato forza e possibilità di sviluppare in modo più completo le mie attitudini e le mie inclinazioni verso il sociale: attraverso di lui, ho riversato anche sugli altri amore e attenzione.» Una svolta che Giovanna ha saputo trasformare in uno strumento positivo per sé e per gli altri, poiché attraverso questa esperienza sono emersi anche dei lati nascosti della sua personalità. «Penso di avere sempre avuto latente questa parte di me – commenta – una sorta di diamante grezzo che poi ha visto la luce. Mi piace occuparmi delle persone, ascoltarle e, potendo, aiutarle. Penso che questo talento sia sempre stato sopito nel profondo del mio animo, tanto che da piccola avevo il sogno di diventare maestra. Ho fatto l’animatrice nei campeggi e anche molto volontariato insieme alla mamma e quindi potrei dire che ci sono sempre stati dentro di me i segni di questa attenzione verso gli altri. Poi la nascita di mio figlio ha portato a galla questa attitudine e mi ritengo fortunata per potermi esprimere e poter essere attiva in tal senso.» Di recente costituzione la Fondazione Silvana e Bruno ha voluto far confluire l’impegno pluriennale dei signori Mastrotto verso la comunità territoriale in una realtà socialmente utile che viva in modo autonomo e concreto anche in futuro. La volontà della Fondazione è di supportare, anche attraverso un patrimonio proprio, attività in ambito sociale, a sostegno della disabilità, dell’educazione e della formazione, creando un ambiente positivo anche al coinvolgimento del mondo del volontariato, risorsa fondamentale alla base dell’operatività della struttura. L’albero, logo della Fondazione Silvana e Bruno, è carico di frutti colorati: ogni cerchio è un’iniziativa già varata o in via di realizzazione.«Finora ne abbiamo concretizzate già due – conclude Giovanna – ma contiamo di proseguire presto con le altre. Costanza e impegno sono alla base di questa istituzione come sono alla base degli insegnamenti trasmessi dai nostri genitori che ci hanno fatto crescere in una casa sulla roccia, dove i valori portanti diventano progetti di vita.» Come presidente della Fondazione, ha realizzato anche l’apertura ad Arzignano di un luogo di aggregazione, chiamato Parkinson Cafè, attivo da un paio d’anni e dedicato alle persone affette da questa malattia, nel quale viene svolta attività ludica e motoria (c’è una piccola palestra attrezzata per gli ospiti), oltre alla programmazione di convegni medici, incontri e seminari, gruppi di aiuto per i famigliari. Il Parkinson Cafè è il primo dei progetti realizzati dalla Fondazione, cui ne seguiranno altri sempre orientati a favorire il miglioramento delle condizioni di persone disagiate o comunque a dare una risposta concreta ad un bisogno sentito nella comunità.«In due anni possiamo dire di avere messo in campo molti progetti – prosegue Giovanna – e con l’équipe di volontari che coordino, siamo riusciti a coinvolgere fino a 55 persone affette da Parkinson, e tenendo presente che nel territorio i malati accertati sono 90, il risultato ci incoraggia molto. Devo dire comunque che da sempre la mia famiglia è stata prodiga nell’interessarsi a popolazioni o a situazioni bisognose: abbiamo aiutato le missioni dell’Africa o delle Filippine, ad esempio. E poi, ogni anno a Natale, rinunciamo a farci dei regali fra di noi, ma invece doniamo qualcosa di importante a chi ne ha bisogno, come un’apparecchiatura tecnica o il corrispettivo per l’acquisto di arredi. L’apertura del Parkinson Cafè è rivolta alla cura del territorio, un ritorno alle proprie radici, che si esprime anche attraverso altri strumenti, come la realizzazione di un doposcuola per bambini della scuola primaria, ora aperto anche a quelli che presentano delle difficoltà come mio figlio, e che ora ospita 25 alunni. Mio padre ce lo ha sempre insegnato: “ricordatevi che voi avete un ruolo etico”. Nei confronti delle famiglie dei nostri collaboratori e della realtà sociale in cui viviamo, principalmente. E poi anche verso tutte quelle persone che non sono state fortunate come noi.» Una disponibilità e un atteggiamento positivo che fanno parte del modo di vivere quotidiano. «Cerco comunque di mettermi nei panni delle persone che incontro – prosegue Giovanna – e cerco di cogliere l’umore e l’essenza di chi ho davanti, riuscendo spesso a capire lo stato d’animo del mio interlocutore e a metterlo a proprio agio, tanto che talvolta divento un punto di riferimento per confidenze, sfoghi o richieste di aiuto per qualsiasi problema, che provo a risolvere con semplicità e positività. Sarà che sono del segno zodiacale del Cancro, un segno molto portato per la famiglia e i rapporti con la gente, ma mi viene proprio spontaneo fare qualcosa quando le persone stanno male, perchè anche io sto male con loro. Mi sento di offrire loro empatia e comprensione, per farle stare meglio. E lo vedo quotidianamente, del resto. Anche se in azienda seguo un ramo collaterale della nostra attività, resto comunque un supporto anche per le mie sorelle, che si rivolgono a me per un aiuto nella gestione del quotidiano. Una sorta di risorse umane delle relazioni.» La solarità e la visione positiva del mondo si notano anche nei colori indossati da Giovanna, spesso in blu e azzurro, con un tocco di rosa. «Sono i miei colori preferiti e, quando mi capita, mi faccio fare anche delle ciocche rosa sul ciuffo dalla parrucchiera – racconta – perché mi piace proprio la vibrazione positiva di questa tinta. Anche il giallo mi piace molto, ma indossato da altri. Per il resto, poi, lo shopping lo faccio solo quando mi serve qualcosa e non per passare il tempo. Per rilassarmi, piuttosto, preferisco stare un po’ tranquilla per una mezz’ora. E’ una prassi che ho adottato da poco ma alla quale non voglio rinunciare. Poi non faccio granchè, magari guardo la televisione o leggo oppure semplicemente me ne sto in ozio, per rigenerarmi e ricaricarmi per affrontare gli impegni che mi aspettano. E non sono pochi, in realtà, tanto che anche mia figlia Isabella se ne è accorta e si è stupita esclamando: mamma, ma quante cose fai?!» Fra i libri letti scopriamo quelli dedicati alla disabilità come “Anna che ride alla pioggia” di Guido Marangoni o “Mi hanno regalato un sogno” di Bebe Vio, che ancora sta terminando. «Mi piace molto camminare in montagna, fare delle passeggiate in mezzo alla natura insieme al nostro cane, un labrador di nome Kyra. Direi che a me non serve molto per essere contenta, perchè qui attorno ci sono tanti bei posti dove andare e resta solo l’imbarazzo della scelta. Voglio dire che non ho bisogno di fare viaggi o di andare fuori dall’Italia per stare bene: mi basta una bella escursione in montagna d’estate e una sciata d’inverno, perché sciare mi piace parecchio. Adesso poi, ho ricominciato anche ad andare in palestra!» E com’è la casa di Giovanna Mastrotto? «Sempre piena di gente! – esclama – C’è sempre un viavai di giovani, adulti, bambini… Sono stata abituata fin da piccola al culto dell’ospitalità. Anche casa nostra è sempre a disposizione per amici e parenti: mio marito ha altri tre fratelli con relativi figli, in tutto 11 nipoti e quindi quando ci troviamo siamo già…”metà di mille”! E poi ci sono i miei cugini, con i quali ho riannodato con grande gioia i fili di quando eravamo piccoli, gli amici dei figli, i compagni di scuola, insomma tutto il mondo viene volentieri a casa nostra. Dove io non cucino molto, perché sinceramente non sono molto appassionata (e forse portata), ma per fortuna ci pensa mio marito, che al contrario di me, si cimenta con i fornelli, spesso aiutato da mia figlia Eleonora, alla quale cucinare piace molto e ci sa anche fare. A me, comunque, piace mangiare! Amo in particolare il pesce e i dolci.»