
Se è vero che gli occhi parlano, quelli di Annalisa Milani tengono interi discorsi. La responsabile commerciale estero dell’azienda di famiglia, la Fami di Rosà, un’azienda nata 88 anni fa grazie al lavoro e all’intuizione del nonno Mario, attraverso il suo sguardo trasmette entusiasmo, gioia, grinta e positività.
«Io mi sento colorata dentro – spiega – E anche se per l’abbigliamento decido sempre per colori basici come il bianco e il nero, dentro di me ritrovo il giallo, il rosso, il verde e tanto blu». Una vita piena, colorata anch’essa, fatta di viaggi, spostamenti, fatica e impegno, ma anche di soddisfazioni e gratificazioni personali. «Lavoro in azienda praticamente da sempre – ricorda Annalisa – perché fin dall’età scolare ho frequentato l’ambiente della fabbrica e poi ho anche scelto di seguire una strada che mi portasse al lavoro che sto facendo ora. A me piacciono moltissimo le lingue e ho studiato per questo, anche per svolgere al meglio una professione che mi appaga e che mi piace moltissimo. Subito dopo il completamento degli studi ho fatto esperienza all’estero, tramite soggiorni in Inghilterra, Francia e Germania, avvicinandomi sempre più alla mia attuale attività». Fami è un’azienda che nella sede centrale di Rosà conta 400 dipendenti, ma il gruppo comprende anche delle filiali all’estero: Austria, Germania, Svizzera, Polonia, Cina e Argentina. In questi tre ultimi Paesi si trovano anche siti produttivi oltre le unità commerciali. Dopo il capostipite, i figli Gianni e Bruno negli anni ’80 hanno dato una svolta alla ditta con un efficace e continuo sviluppo. Il core business aziendale è la produzione di arredamento industriale (armadi a cassetti, container e cassette in ferro, carrelli, banchi da lavoro, scaffalature, etc.), ma l’esigenza della clientela ha fatto sì che fossero create anche altre branche produttive: c’è quella che si occupa dell’allestimento dei veicoli commerciali o la produzione di accessori per la logistica (cassette in plastica di ogni tipo e dimensione), la divisione che produce prodotti per scuole e biblioteche, quella che gestisce il commercializzato – con il quale Fami copre l’intera gamma di offerta – fino al ramo che si occupa dell’e-commerce, una via iniziata da poco, ma già in pieno incremento. «Sono cresciuta con due fratelli più grandi – continua – con i quali condividiamo obiettivi e successi». Luca, il maggiore, co-amministratore delegato con il cugino Roberto, si occupa anche della società che cura gli allestimenti per i veicoli commerciali, il reparto R&D ed il Marketing. «Io lo chiamo affettuosamente “piccolo Einstein” – rivela Annalisa – perché ha la rara capacità di sviluppare le cose dal nulla. E poi Alessandro, che si occupa della gestione della qualità, della sicurezza e dell’ambiente in azienda». Leone ascendente Leone, Annalisa Milani a 43 anni è una persona che non si lascia intimorire da nulla. Far fronte alle situazioni e alle emergenze della vita è diventato il suo abito mentale. «Quando si è sempre in giro per il mondo come me – sottolinea – con la valigia in mano, fra aeroporti, hotel, meeting, fusi orari e tempistiche pressanti, non c’è proprio tempo per preoccuparsi. Ci vuole molto spirito di adattamento. E quando qualcuno mi ricorda quanto sono fortunata a fare questo lavoro, io glielo confermo, perché a me piace moltissimo viaggiare e adoro l’uso delle lingue, però io viaggio per lavoro in posti bellissimi che per ora, purtroppo, ho avuto poche occasioni di vedere da turista, come invece riesco a fare quando posso, visitando una città, una mostra, o provando la cucina di un ristorante del quale si parla bene. Adoro Verona, e quando posso ci vado con la mia migliore amica, Simonetta, per me praticamente una sorella. Io e lei condividiamo tutto e devo dire che per me lei un punto di riferimento ad ogni mio ritorno a casa». Un lavoro, il commerciale, che più spesso è appannaggio del genere maschile, perché si pensa che le donne, impegnate anche sul fronte familiare, possano risentirne. «Non nego che alle volte ci sono viaggi pesanti. L’ultimo, ad esempio, è stato attraverso tre Stati: Brasile, Argentina e Messico ed è durato dieci giorni. Allora sì, la lontananza di casa mi pesa». Anche perché Annalisa Milani è madre di Nicole, quasi 17 anni, una ragazza molto determinata, anche lei amante dei viaggi e delle lingue. «Devo dire che Nicole è anche molto equilibrata e sa quello che vuole. Ha deciso, nonostante la giovane età, di studiare a Padova all’Istituto Internazionale, per costruirsi già un bagaglio di conoscenze adeguate alla sua vita futura. Una vita che vorrebbe spendere all’estero, studiando e lavorando fuori dall’Italia». Influenzata dall’esempio materno? «Sicuramente sì – sorride Annalisa – perché ad ogni ritorno da un viaggio le ho sempre raccontato tutto quello che avevo vissuto nei giorni lontano da lei. E si è sempre mostrata incuriosita oltre che entusiasta. Soprattutto dei modi di vita dei Paesi dove andavo». Fra i racconti, quelli aventi per tema cibo e scorci culturali sono sempre i più richiesti, anche perché è stato proprio l’approccio con gli altri mondi, secondo Annalisa, a farle capire meglio il proprio. «Anche a Nicole come a me – sottolinea la nostra interlocutrice – piace la buona cucina ed entrambe assaggiamo di tutto. Fra i piatti preferiti metterei le lasagne di mia mamma, che sono senz’altro il nostro piatto della memoria. Ma ogni viaggio, però, mi lascia sempre dei ricordi anche enogastronomici davvero interessanti. Per esempio, il piatto più buono che io abbia mai mangiato, è stato un arrosto di agnello in Islanda. In questo Paese gli ovini pascolano liberi e si nutrono anche di licheni e la loro carne acquista un sapore particolare». Fra un viaggio e l’altro, alle volte ci sono delle pause «cerco di tornare sempre il venerdì per poter trascorrere il week end a casa» e Annalisa torna ad essere più tranquilla, sempre che si possa considerare “tranquilla” una persona così esplosiva. «Quando alla fine di un viaggio devo prendere l’ultimo aereo che mi riporta a casa, dai miei affetti, affronto questa tappa con un sorriso ancora più smagliante – racconta – Al mio rientro, posata la valigia, subito sospiro ”finalmente a casa!”, e una volta stabilizzata, mi piace riprendere una certa quotidianità, e gestire il mio tempo senza le pressanti ragioni del lavoro è per me una vera vittoria. La casa diventa per me un vero e proprio rifugio dove ritrovarmi, avere il tempo di rivedere mia figlia, la mia famiglia, le persone care e gli amici, con i quali organizzare cene e ritrovi. Un tempo mi piaceva anche cucinare, ma ora sono un po’ più pigra e preferisco gustare piuttosto che…fare! Anche se il mio cavallo di battaglia resta sempre il rombo con le patate». A breve ci sarà un nuovo viaggio, stavolta in India, un Paese affascinante che ha lasciato un segno nel cuore della nostra “globetrotter”. «L’India per me è un vero Paese magico – conferma – perché già dalla prima volta mi ha stregato. Un po’ perché, avendo praticato yoga per molti anni, lo consideravo la terra della spiritualità per eccellenza, e un po’ perché davvero ne sono stata conquistata. Ovviamente mi hanno colpito in molti casi le precarie situazioni di vita di molte persone. Ma anche in quelle circostanze, così tristi e infelici, ne emergeva la loro dignità e il loro forte senso di altruismo. Anche se hanno pochissimo, lo condividono con gli altri, che per loro diventano subito fratelli o amici cari. Una disponibilità e un’apertura che non ho mai incontrato in nessun’altra parte del mondo. Esempio opposto, l’Iran, nel quale ho avuto la forte percezione che non si avesse volontà e disponibilità ad interagire con gli stranieri e ancor di più se donne». Il ritorno alla base sarà sempre piacevole, anche perché Annalisa si è costruita un ufficio come fosse la stanza di una casa: travi a vista, legno su pavimento e pareti, colori caldi e luci soffuse. «Ho voluto ricreare quest’angolo di “casa” proprio per godermi le mie pause tra un viaggio e l’altro e sentirmi davvero bene anche nel luogo di lavoro. Nel quale la musica non manca mai – ricorda – dalla classica al rock, passando per Frank Sinatra, che canta le canzoni di Natale come in questo periodo». Il lavoro diventa così un altro mezzo di condivisione. «Opero con un team consolidato, quasi esclusivamente tutto al femminile, che mi sono scelta io – dice Annalisa – e con il quale davvero siamo diventati un vero gruppo. Su questo concetto, io poi ci credo molto. E spingo perché anche all’interno dell’azienda si arrivi a pensare di essere una grande famiglia. Fami è per me “Fami-ly”. So che è un po’ utopistico pensarlo, ma ho la conferma che le persone che lavorano con noi sanno di farne parte. C’è una forte empatia fra di noi. Sanno che anche noi titolari abbiamo i nostri pregi e i nostri difetti, ma sanno che cerchiamo sempre di fare del nostro meglio e per questo ci apprezzano, ci vogliono bene. E noi a loro. Sono la nostra forza». Alla fine, spunta dalla manica del vestito, un tatuaggio, che ne richiama un altro sulla mano e poi un altro ancora sull’altro polso. «Questi tatuaggi –ricorda– segnano tappe della mia vita si può dire. Quello che ho sulla mano destra raffigura una farfallina. Ho dovuto aspettare fino ai 18 anni per potermelo fare, ai miei non andava a genio che me li facessi! Per me ha molti significati: leggerezza, grazia, gioia e libertà. È diventato un vero e proprio portafortuna». Ma non finisce qui. Annalisa ne ha diversi, distribuiti su tutto il corpo. E ognuno, come detto, ha un significato. «L’ultimo fatto è dedicato a mia figlia – racconta – Mi sono fatta tatuare sul braccio destro un disegno che Nicole mi faceva trovare ogni volta che tornavo a casa, dopo un viaggio (lo si vede replicato sulla lavagna a muro dell’ufficio ndr.) e rappresenta un sole ridente, delle farfalline e una lumachina sorridente. Sopra la scritta “ Ti voglio bene!”».