
“Digiuno”: una parola invisa a molti, che, però,da diverso tempo sta diventando una pratica sempre più diffusa, non solo tra i cultori delle diete ferree e della linea perfetta, ma anche come vero e proprio strumento di salute.
A dire la verità, la pratica dell’astinenza da cibo è molto antica e veniva già utilizzata da diverse culture come strumento di autocontrollo oppure, in determinati periodi dell’anno, come “semplice” rispetto delle tradizioni.
Meno cibo e quindi meno calorie, non vuol dire però meno nutrienti. Intraprendere la dieta del digiuno intermittente fai da te può non essere facile impresa o essere addirittura controproducente, se non si conoscono le basi da cui partire. Ecco quindi una piccola guida per mangiare meno… ma meglio!
Digiuno intermittente: cosa significa
Il digiuno intermittente è nettamente diverso dalla dieta ipocalorica, quest’ultima ha come obiettivo primario la perdita di peso e prevede una restrizione calorica non scadenzata o periodizzata. Il digiuno intermittente, invece, impone una restrizione calorica solo all’interno di determinati periodi programmati, all’esterno dei quali si può, invece, procedere con la normale assunzione di cibo. L’obiettivo del digiuno programmato non è solo la perdita di peso, che è uno dei suoi indiscutibili vantaggi, ma quello di equilibrare le funzioni corporali e metaboliche, prevenire disfunzioni e malattie, promuovendo uno stile di vita sano.
Digiuno intermittente: 3 schemi che puoi adottare
La prima scuola di pensiero rientra più nella categoria del “mima digiuno”, dove più che un’assenza di cibo si cerca di limitare l’assunzione di calorie, equilibrando, in proporzione, proteine (11-14%), carboidrati (42-43%) e grassi (46%):
- Lo schema 5:2, conosciuto anche con il nome di “dieta fast”, prevede l’assunzione di tutti gli alimenti, senza eccezione, per 5 giorni alla settimana. Questi 5 giorni devono però essere inframmezzati da 2 giorni (non consecutivi tra loro) in cui l’approvvigionamento energetico è inferiore a quello abituale e non deve superarlo di un quarto del suo valore, nello specifico si devono assumere circa tra le 500 e le 600 chilocalorie (200-250 a colazione e 300-350 a cena).
- Lo schema 16/8: è forse il vero e proprio digiuno intermittente, secondo il quale si concentra l’assunzione di cibo in un lasso di tempo variabile tra le 6 e le 8 ore, mentre si evita qualsiasi cibo, anche un solo spuntino, nelle fasce orarie prima e dopo. L’assunzione di alimenti avviene solitamente nelle ore centrali della giornata. Importante è infatti evitare di mangiare nel tardo pomeriggio o sera. Così facendo l’organismo ha, infatti, più tempo per smaltire le calorie accumulate (se si cenasse tardi, non se ne avrebbe il tempo) e si abitua il nostro corpo a vivere in condizioni di ridotta sazietà.
- Eat-Stop-Eat: secondo questo schema si consumano alimenti regolarmente per un giorno, mentre si digiuna per 24 ore consecutive uno o due giorni alla settimana.
Digiuno intermittente: i benefici
Il digiuno intermittente non è per tutti, soprattutto se si hanno patologie o malattie croniche e se si è in gravidanza, inoltre, è sconsigliato a bambini e anziani. Allora, perché intraprenderlo? I benefici da restrizione calorica, se eseguita correttamente, sono più di quanto pensi!
- Migliora il livello di insulino-resistenza
- Diminuisce l’infiammazione sistemica
- Aumenta la resistenza allo stress
- Favorisce l’aumento di ormoni anabolici, che, a loro volta, favoriscono la mobilitazione di grassi
- Riduce la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca a riposo ed i livelli di lipidi nel sangue
- Aiuta nella perdita di peso
- Diminuisce il rischio di ammalarsi di diabete!