
Ogni anno solo la città di Vicenza mette all’asta tra le 300 e le 400 bici “smarrite”, recuperate dalle forze dell’ordine o dai servizi pubblici perché abbandonate etra queste moltissime frutto di furti.
I comuni capoluogo di provincia del Veneto le bici le mettono all’asta semplicemente perché i legittimi proprietari non le reclamano. E questo scherzetto costa molto più di quello che gli enti ricavano dalle vendite.
Perché ciò avvenga, ovvero perché la maggior parte delle persone non riescono più a trovare la propria bicicletta è evidentemente spiegabile: troppo spesso il gioco non vale la candela. Una bici normale costa dai 100 ai 300 euro e per riaverla bisogna aver fatto una bella trafila: denuncia alla PS (o Carabinieri o Vigili urbani …), perdere appuntamento più volte con i custodi dei magazzini comunali, e alla fine provare che la bici è di tua proprietà. In città a Vicenza su 120mila abitanti solo tra le 35 e le 50 persone ogni anno riescono a recuperare la propria bici “presa in prestito”.
Da anni l’associazione FIAB a Padova (appoggiata dal Comune della città del Santo), dove il fenomeno dei furti di bici è da sempre molto presente, ha portato avanti la campagna di identificazione della bicicletta tramite il codice fiscale inciso sul telaio. Una pratica utile sicuramente ma laboriosa e difficilmente reversibile: che succede se poi la bicicletta viene venduta da privato a privato?
Altra idea “fai da te” consigliata da molti meccanici di bici è quella di farsi la foto con la propria bici (un selfie con la bici) e conservare l’immagine anche stampata segnandosi poi il numero di telaio che hanno tutte le biciclette in un luogo “nascosto”. Il problema è che i numeri di telaio sono “limabili” e le carrozzerie verniciabili.

Ma torniamo ai comuni che sono costretti a disfarsi delle bici recuperate che giacciono in magazzino: troppe sono a pezzi, ma molte comunque perfettamente funzionanti. Vengono vendute all’asta a lotti e di solito se le aggiudicano i meccanici, insomma gente del mestiere.
Per le amministrazioni comunali è comunque un gioco a perdere: costa recuperare le biciclette, immagazzinarle, spostarle, stoccarle per l’asta e così via.
La città di Vicenza incassa da questo “incanto” ogni anno tra i 2mila e i 3mila euro scarsi, ma ne spende sicuramente di più per trattare il problema.
Quale potrebbe essere la soluzione?
Non c’è scampo: ricorrere alle nuove tecnologie. E potrebbe coordinare tutto proprio la stessa amministrazione comunale (o offrendo in appalto il servizio). Sicuramente potrebbe guadagnarci di più.
Ma cosa utilizzare?
Una tecnologia simile ai localizzatori (con o senza sim) da applicare ai veicoli a due ruote non immatricolati. Un sistema collegato con i vigili urbani, ma gestito in rete con le altre amministrazioni provinciali e regionali!
Per il cittadino si tratterebbe di un abbonamento, una piccola tassa da pochi euro annui per la sicurezza di un mezzo sempre più indispensabile nelle nostre città.
Non sveliamo il progetto: ma Room21 con BoardRoom Srl, è pronta a proporlo alle amministrazioni locali.
Intanto un consiglio ai cittadini: denunciate sempre il furto della bicicletta o del monopattino!
