
“Un bès… Dam un bès, uno solo! Che un giorno diventerà tutto splendido. Per me e per voi”.
È con queste parole che Mario Perrotta, voce di spicco della drammaturgia italiana, introduce “UN BÈS. ANTONIO LIGABUE”, dedicato alla vicenda umana e artistica, tra genio e marginalità, del grande pittore naif scomparso nel 1965.
Lo spettacolo andrà in scena Domenica 26 luglio alle ore 21.30 al Teatro al Castello Tito Gobbi per Operaestate Festival Veneto, il denso programma promosso dalla Città di Bassano del Grappa, con Il Ministero dei Beni e Attività Culturali, la Regione Veneto, le Città Palcoscenico e le aziende aderenti agli Amici del Festival.

UNA PIECE TEATRALE SUL PITTORE EMARGINATO MA GENIALE

“Dammi un bacio”… Ma chi lo dà un bacio allo scemo del paese, ad un pazzo emarginato? “Il Matt”, era soprannominato Antonio Ligabue: uno dei più grandi artisti del Novecento italiano, e allo stesso tempo un uomo profondamente segnato nel fisico e nella mente da un’infanzia di stenti, sporco e selvatico, trascinato da un carattere irascibile e violento e dai suoi atti di autolesionismo, sempre in bilico tra gli internamenti all’Istituto Psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia e al Ricovero di mendicità di Gualtieri.
Ed è proprio questo stare al margine – condizione disumana e al contempo angolo privilegiato di osservazione – il punto di partenza di Mario Perrotta, autore e interprete di questo monologo che lo ha visto collaborare con Paola Roscioli per la regia e con Riccardo Paterlini per la ricerca, e che gli è valso il Premio Ubu 2013 come Miglior Attore protagonista e il Premio Hystrio 2014 come miglior psettacolo dell’anno.

IL PUNTO DI VISTA DELL’AUTORE INTERPRETE
“Provo a chiudere gli occhi e immagino – spiega Perrotta. – Io, così come sono, con i miei 40 passati, con la mia vita, quella che so di avere vissuto, ma senza un bacio, Neanche uno. Mai. Senza che le mie labbra ne abbiano incontrate altre, anche solo sfiorate. Senza tutto il resto che è comunione di carne e di spirito, senza neanche una carezza. Mai. E allora mi vedo – io, così come sono – scendere per strada a elemosinarlo quel bacio, da chiunque, purché accada. Ecco, questo m’interessa oggi di Antonio Ligabue: la sua solitudine, il suo stare al margine, anzi, oltre il margine – oltre il confine – là dove un bacio è un sogno, un implorare senza risposte che dura da tutta una vita. Voglio avere a che fare con l’uomo Antonio Ligabue, con il Toni, lo scemo del paese. Mi attrae e mi spiazza la coscienza che aveva di essere un rifiuto dell’umanità e, al contempo, un artista, perché questo doppio sentire gli lacerava l’anima: l’artista sapeva di meritarlo, un bacio, ma il pazzo, intanto, lo elemosinava. Voglio stare anch’io sul confine e guardare gli altri. E, sempre sul confine, chiedermi qual è il dentro e qual è il fuori”.

IL TEMA DELLO SPETTACOLO IN SINTESI
Lo spettacolo affronta il tema del rapporto della comunità con il “diverso”, da tutti temuto e tenuto allontanato e, attraverso una nuova visione delle cose, una visione “folle” che mette a rischio gli equilibri di chi osserva, conduce a una modifica delle prospettive, fino al porsi della fatidica domanda: chi è davvero il pazzo?

BREVE BIOGRAFIA DI PERROTTA
Mario Perrotta attore, drammaturgo, regista teatrale e scrittore, è una delle voci di spicco della drammaturgia italiana. Un teatro, il suo, che è riduttivo definire “di narrazione”, ma che è piuttosto un racconto corale animato da molte voci, autentiche e fantastiche, vere e verosimili, fra le quali si nasconde la traccia autobiografica dell’artista.
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