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Babbo Natale: la storia più bella del mondo

debora - 23 Dicembre 2020

Nei giorni scorsi il premier Conte ci ha rassicurato che quest’anno Babbo Natale è munito di un’autocertificazione internazionale e potrà quindi viaggiare in tutto il mondo e distribuire regali a tutti i bambini.
Un sospiro di sollievo, quindi.
Si perchè che Natale potrebbe mai essere senza l’albero, Santa Claus, la slitta, le renne e …la trepidante attesa della vigilia?

Chi di noi adulti può dimenticare quella gioia, mista a timore, di svegliarsi presto alla mattina di Natale, magari mentre tutti stanno ancora dormendo, camminare in punta di piedi verso il soggiorno, sbirciare dalla porta con il fiato sospeso e guardare di sottecchi per assicurarci che i regali siano lì, colorati e lucenti sotto l’albero. Correre in camera dei propri genitori e chiamarli per aprire i doni tutti insieme. Scartarli con impazienza e esplodere di allegria nel trovare ciò che tanto avevamo desiderato.

E’ questo il Natale di noi bambini di tutte le età, di noi che non smettiamo mai di sognare, di noi che abbiamo bisogno di quella magia, almeno una volta all’anno. Ed è il Natale che ogni anno noi viviamo negli occhi dei nostri bambini.

Una magia che ha radici millenarie, legate alla tradizione cristiana e non solo.

Le origini della storia

In ordine cronologico, possiamo tornare indietro nel tempo, fino agli antichi greci, perchè il primo portatore di doni nel periodo natalizio, sembra essere proprio Poseidone, il dio dei mari.
Sono millenarie anche le leggende nordiche del dio Odino che portava doni a bordo di una slitta trainata da una cavallo volante.

Nella tradizione cristiana, la figura di Babbo Natale viene fatta risalire a San Nicola, vescovo di Myra in Turchia nel IV secolo dopo Cristo. Sembra che il nome stesso del santo derivi da quello del dio greco Nickar, anch’egli ritenuto nell’antichità un dio molto generoso. Il celebre vescovo turco aveva una lunga barba, e indossava una tunica rossa.

La leggenda di San Nicola

La leggenda narra che un nobiluomo caduto in miseria era disperato perché non aveva la dote per far sposare le tre figlie. San Nicola, mosso a pietà dai suoi lamenti, decise di lanciare attraverso la finestra tre sacchi di monete in tre notti. Le prime due notti tutto andò per il verso giusto ma, durante la terza, la finestra venne chiusa dalla governante. Il Santo, deciso a perseverare nell’impresa, si arrampicò sul tetto e calò nel camino il sacco di denari, che andarono a finire in una delle calze appese ad asciugare proprio sul camino. Secondo altre fonti San Nicola calava il cibo nei camini delle famiglie più povere.

Nacque così la tradizione di lasciare dei doni sotto l’albero nella notte di Natale. Inizialmente, i regali venivano distribuiti il 6 dicembre, festa di San Nicola, ma poi il Santo divenne talmente famoso che la festa si prolungava sempre fino alla notte del 24, che rimase la data tradizionale per lo scambio dei doni.

Il Babbo Natale come noi lo conosciamo

Fino al XIX secolo, comunque, ci furono molto rappresentazioni diverse di Babbo Natale. Infatti veniva visto come un elfo o un folletto, oppure, nella cultura anglosassone, come un ormone anziano con una lunga barba bianca, una specie di “spirito del Natale” che avrebbe ispirato Charles Dickens nel suo celebre libro “Canto si Natale”.

L’immagine paffuta che noi tutti conosciamo di Babbo Natale nasce nel 1860 quando il presidente americano Abraham Lincoln chiese al caricaturista Thomas Nast di rendere più accattivante l’immagine del Santa Claus tedesco.
Nast aggiunse una cintura nera in vita al pancione di Babbo Natale e lo fece risiedere al Polo Nord. Fu sempre lui a inventare la lista dei bambini buoni e cattivi, le letterine e fabbrica di giocattoli con gli gnomi come aiutanti. La livrea rossa ha invece origine nel 1885 a Boston, sulle cartoline di Natale illustrate dal tipografo Louis Prang.

Ma la diffusione planetaria di questa immagine si deve alla Coca Cola. Nel 1931 il colosso che produce la bibita promosse in una campagna pubblicitaria Babbo Natale con pancione, barba bianca e vestito rosso, che beveva Coca Cola. Fu quello il modo per rendere «ufficiale» in tutto il mondo la raffigurazione di Babbo Natale.

 

Spot Coca Cola Natale 2020

Le renne di Babbo Natale

Le renne compaiono solo nei primi dell’800, nell’illustrazione di un libro, poi Clement Clarke Moore scrisse una poesia per i suoi figli in cui indicava il nome di tutte le otto renne di Babbo Natale (Blitzen, Comet, Cupid, Dancer, Dasher, Donner, Prancer e Vixen).

La nona renna, aggiuntasi solo nel 1939, è Rudolph dal naso rosso, inventata a scopo pubblicitario dalla catena americana Montgomery Ward.

La favola narra che Rudolph fosse presa in giro dalle altre renne per via del suo naso rosso brillante, e non gli era permesso prendere parte a nessuno dei tipici giochi da renna. Una notte di Natale molto nebbiosa, Babbo Natale in persona si avvicinò al povero Rudolph e gli chiese se voleva guidare la slitta, perché avrebbe fatto luce con il suo naso.

Da allora Rudolph, che rappresenta la rivalsa di tutti coloro che vengono emarginati, divenne la renna più famosa di tutte.

Noi di Room21, con questo articolo, auguriamo a tutti Voi un Buon Natale, specialmente quest’anno, e che la magia di questo giorno rimanga sempre nei vostri cuori.

 

 

Tag: Babbo Natale, San Nicola, Santa Claus

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Comunque per tutti coloro che hanno bisogno di qualcosa di diverso.

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