
“Leggete, studiate e lavorate sempre con etica e con passione. Ragionate con la vostra testa e imparate a dire dei no. Siate ribelli per giusta causa e difendete la natura e i più deboli. Non siate conformisti e non accodatevi al carro del vincitore. Siate forti e siate liberi, altrimenti quando sarete vecchi e deboli rimpiangerete le montagne che non avete salito e le battaglie che non avete combattuto”.
E’ una sorta di testamento che ci lascia Mario Rigoni Stern, lo scrittore autore de “Il sergente nella neve” e di molti altri romanzi e scritti. Considerazioni a cui è giunto dopo una vita tribolata: una guerra (la Seconda), una campagna di Russia tremenda e un lungo periodo di prigionia come internato militare itlaiano (né militare, né prigioniero, in sigla IMI) come altri 800mila soldati italiani dopo l’8 settembre del 1943).
Lo scrittore altopianese, che fu uno dei più illustri tesserati del sindacato vicentino (Cgil e SPI), è stato ricordato il 13 dicembre scorso nella sala conferenze della Spettabile Reggenza ad Asiago (Vi) grazie all’intervento di due storici: il professor Emilio Franzina e lo storico Paolo Pozzato che è direttore dell’ISTREVI (Istituto storico della resistenza di Vicenza).
Un incontro organizzato dalla Cgil di Vicenza e provincia e di Asiago e dallo SPI (Sindacato pensionati italiani) della provincia berica.
Il direttore dell’ISTREVI, Paolo Pozzato, ha approfondito lo status degli IMI (internati militari italiani), ovvero coloro che da prigionieri di guerra (dopo l’8 settembre del 1943) divennero internati, “una figura non prevista dalle norme internazionali e quindi persone che non hanno potuto godere dell’assistenza di realtà internazionali come la Croce Rossa”, ha affermato Pozzato che all’Isituto di Vicenza sta approfondendo questa tematica.
@franzbrasco (twitter)