
Ricorre proprio in questo mese di novembre 2020 (oramai concluso) l’anniversario numero 40 della realizzazione del film Blues Brothers. Li conosciamo tutti John Belushi (normolineo imbolsito ma sempre agile) e il suo gemello “diverso” Dan Akroyd (magro e spilungone) vestiti in nero, con Borsalino nero e cravatta nera che si staglia sulla camicia bianca, e sempre con gli occhiali Ray Ban, anche di notte.
Il film all’inizio non fu per nulla un successo, anzi le critiche dei giornali americani furono impietose e al botteghino non incassò molto. Era un lungometraggio musicale troppo strano, mai visto prima con i due fratelli (di cui uno appena uscito dal carcere) che giravano con una vecchia auto della polizia “in missione per conto di Dio”.
La trama infatti racconta dei due che dopo l’uscita di John dal carcere vanno a trovare la madre superiora dell’orfanotrofio cattolico di Chicago dove sono cresciuti. L’orfanotrofio è pieno di debiti e rischia la chiusura e il pignoramento di tutto lo stabile, perché non riesce a saldare le tasse.
I due si sentono in debito con la Sorella e la realtà in cui sono cresciuti e per racimolare le decine di migliaia di dollari che servono per salvare l’orfanotrofio e la scuola cattolica, ricostituiscono la band con cui suonavano anni prima. Viene raccontata la ricerca dei componenti ognuno dei quali impegnato in un “mestiere normale”, con tanto di ospitate di grandi star della musica blues e soul statunitense (Ray Charles, Aretha Franklin, James Brown, e altri). Poi i concerti dalle bettole country di paese alle grandi sale; ma nel frattempo Dan e John sono inseguiti dalla ex fidanzata “pazza” di Belushi e dalla polizia.
Chi è il cattivo? L’impiegato delle tasse che chiede con insistenza che l’orfanotrofio paghi i debiti con lo stato. Nei panni del grigio burocrate nientemeno che Steven Spielberg per una volta attore (tra l’altro si racconta che rifiutò la regia)!
In Europa la pellicola, nonostante i giudizi critici negativi dei giornali statunitensi, invece ebbe un successo importante.
Anche i giornali italiani del novembre del 1980 ne parlano bene. Tra le tante recensioni positive “La Repubblica” che definisce “Blues Brothers” la “sorpresa dell’anno”.
Perfino l’Osservatore romano (ma solo a 30 anni di distanza, nel 2010) darà un giudizio positivo, individuando nella pellicola una serie di dettagli che ne rivelerebbero il carattere intrinsecamente cattolico, nei temi e nei valori di fondo, definendo The Blues Brothers “un film memorabile, stando ai fatti cattolico”.
Alla fine la produzione che iniziò con un budget di 17,5 milioni di dollari, costò 30 milioni. Ma grazie al grande successo europeo e poi al rilancio degli USA e nel resto del mondo, incassò 157 milioni di euro: una cifra da capogiro per le produzioni hollywoodiane di oggi.
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